Bio
Etaoin Shrdlu Studio (Edda Bracchi, Stefano Cremisini) è uno studio di design. Progetta linguaggi e strategie visive per l’arte, l’architettura, la fotografia e le iniziative culturali. Si occupa di libri, allestimenti e identità.
Come è nato il vostro studio e quali sono le scelte che hanno definito la sua struttura e il vostro modo di lavorare oggi?
Etaoin Shrdlu è una frase priva di senso e un errore tipografico. È anche il titolo di un breve racconto di Fredric Brown (Cosmolinea B-1, Biblioteca di Urania n. 11, Mondadori, 1982) in cui una vecchia macchina Linotype inizia ad apprendere e diventare senziente. Il nostro modo di progettare è un tentativo di incontro tra la sperimentazione e il rigore formale. Siamo uno studio indipendente e questo ci permette di dedicare molto tempo alla ricerca. Il progetto è, a nostro avviso, una metodologia che ci dà l’opportunità di indagare il modo in cui leggiamo il sistema dei valori del mondo contemporaneo.

Poster for Marina Caneve. Are They Rocks or Clouds? exhibition, Italian Cultural Institute, Bucharest, 2023.
Curated by Alessandro Dandini de Sylva
Il type design gioca un ruolo fondamentale nella vostra pratica. In che modo si inserisce nel vostro processo creativo e come influenza la progettazione dell'output finale?
Complementare. La tipografia è uno degli elementi fondamentali del progetto grafico. È ciò che dà una forma visiva al linguaggio umano. Il sistema alfabetico non significa nulla se il lettore non è in grado di decodificare i suoi segni e quando leggiamo un libro in realtà non guardiamo il testo: è affascinante. Da progettisti abbiamo il compito di fornire al lettore gli strumenti per interpretare e comprendere un testo a diversi livelli. Lavorare sulla composizione tipografica ci permette di lavorare al limite tra immagine e testo, rispettare le regole e capire dove distruggerle per tirare fuori l’aspetto più significante del progetto. Il type design, in alcuni progetti, ci consente di aggiungere significato, di stratificare un contenuto attraverso un approccio che può essere più informale, metaforico, narrativo, materico. Disegnare un carattere come il Roma Neue (CAST Type Foundry, 2023) è una cosa differente.
C'è un filo conduttore che lega il vostro lavoro editoriale e quello dell'exhibition design? Si ripropongono le stesse dinamiche progettuali in entrambi gli ambiti?
Il nostro incontro con l’exhibition design è avvenuto in modo naturale dopo alcune esperienze di identità visiva per le mostre. In un primo momento ci siamo interessati a trovare dei supporti tridimensionali in grado di ospitare il progetto grafico con l’obiettivo di conferire a quest’ultimo una maggiore espressività. Successivamente abbiamo investigato lo spazio della pagina e quello espositivo (Pagina, tipografia, spazio per Through the Book(s) #6, Leporello, Roma, 2019), le similitudini e le differenze tra questi due mezzi, le loro attitudini di permanenza e temporaneità, lavorando infine a progetti che permettessero un dialogo tra le due discipline. Dentro questo piccolo ambito di ricerca, tra gli altri, abbiamo realizzato il libro (Witty Books, 2024) e la mostra (Matèria, Roma, 2021) per il progetto Fabio Barile. Works for a Cosmic Feeling.

Etaoin Shrdlu Studio, The Pinocchio paradox, poster for Carissimo Pinocchio exhibition, ADI Design Museum, Milan, 2023. Curated by
Giulio Iacchetti
Lavorare in duo richiede un equilibrio tra collaborazione e visioni individuali. In che modo le vostre differenze si riflettono nel processo creativo e nei vostri progetti?
Le nostre personalità sono molto differenti ma essere un duo è una scelta specifica che ci costringe al confronto, permettendoci di operare una ibridazione nei progetti; un cadavre exquis in cui ciascuno aggiunge un pezzo che non deve essere in sintonia con il precedente.
Come il contesto culturale che vi circonda influisce sulle vostre scelte stilistiche e sui progetti a cui lavorate? Oltre ai progetti su commissione, vi capita di sviluppare progetti indipendenti che riflettono queste influenze?
Roma è una metropoli in grado di produrre fascinazione e orrore, ha dentro di sé un enorme substrato culturale facilmente confinato a uno stato embrionale, in alternativa subito consacrato, poi rigettato; al contempo è una città in cui possono accadere tante cose interessanti e che può assorbirti completamente. Stabilire quanto lasciarsi permeare dal contesto è necessario. Cerchiamo sempre di mantenere vivo un ampio spazio di autonomia in cui far confluire le nostre suggestioni e riflettere su quello che facciamo. Collaboriamo con curatori, architetti, artisti, designer, fotografi, e il confronto con altre professionalità è spesso stimolante; queste relazioni possono arricchirci molto, anche a livello umano. Il contesto culturale che forse influisce di più sulle nostre scelte progettuali è la nostra libreria. Lo studio rappresenta una parte molto significativa della nostra quotidianità ed è il primo luogo ibrido in cui facciamo convergere tante ossessioni. È in questo spazio che sviluppiamo alcuni progetti personali che non sempre prendono una forma definitiva. Tuttavia, guardiamo molto altrove.

A Story for The Future. MAXXI's First Decade, MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Rome, 2021. Curated by
Hou Hanru with MAXXI curatorial and research team © Photo Agostino Osio Courtesy MAXXI
Come vedi il mondo dell’istruzione nell’ambito del design in Italia?
L’offerta è ampia. Ci sono piccole e grandi scuole, in piccole e grandi città. Forse oggi la maggiore difficoltà sta nella scelta del percorso di studi. Molti professionisti lavorano e insegnano e questo aiuta a collocare l’insegnamento nel contemporaneo. C’è una tendenza che da docenti abbiamo riscontrato e non condividiamo: viene chiesto agli studenti di essere performanti. Spesso anche i corsi più teorici prevedono la realizzazione di un progetto. Ma non tutto deve avere un output, c’è tempo per questo, c’è il lavoro.
Come vedi il ruolo del giovane grafico in Italia?
Una sfida. Tra le professioni legate al design, in Italia il ruolo del grafico è ancora poco riconosciuto. Eppure il graphic designer costruisce narrazioni che operano su diversi livelli di lettura e pertanto il suo è un ruolo di grande complessità.

Fabio Barile. Works for a Cosmic Feeling, Witty Books, 2024
Che consiglio daresti al giovane grafico che si approccia al mondo del lavoro oggi in Italia?
È difficile dare un consiglio univoco poiché le esperienze possono essere molto diverse. Impegnarsi a definire un proprio metodo è importante, trovare uno stile un po’ meno.