Multiplo è uno studio che dal 2014 si occupa di direzione creativa e progettazione grafica, per lo più negli ambiti della cultura, della moda e del design. La sede principale, e il luogo di lavoro primario è Padova, dal 2023 esiste una seconda sede milanese. Negli anni, lo spazio di Padova ha ospitato anche progetti di ricerca ed esposizioni aperte al pubblico, con l’obiettivo di instaurare una relazione col territorio circostante e con comunità affini.

Multiplo è noto per cercare di coniugare il significato dei propri progetti con un output visivo soddisfacente. Come riuscite a conciliare questa approccio con le tempistiche e le esigenze del committente?

Lavorare con clienti afferenti ad ambiti diversi ci ha educato a non cercare a tutti i costi di ottenere uno stile predeterminato. Se esiste una coerenza tra i nostri progetti, questa dipende dalla base culturale che abbiamo sviluppato. Partire dal contenuto di un progetto è per noi abbastanza naturale, l'output visivo è una conseguenza del contenuto di partenza, che ogni volta viene tradotto tenendo conto del linguaggio del target a cui ci rivolgiamo, ma riservando un certo spazio alla nostra interpretazione. Le tempistiche e le esigenze che vengono chiarite all'inizio fanno parte dei vincoli del progetto, ma di solito abbiamo un rapporto abbastanza diretto con la committenza, quindi non abbiamo particolari difficoltà a gestire un dialogo che possa ottimizzare il risultato tenendole in considerazione.

Panorama Italia, digital invitation, 2024

Lo scorso anno avete presentato un meta-progetto basato sul metodo di progettazione, utilizzando il parallelo con lo scopone scientifico. Come lo studio affronta l’approccio ai nuovi progetti? Avete fasi di progettazione o processi chiave che vanno oltre le singole esigenze di ciascun progetto?

Ogni progetto ha le proprie peculiarità e i propri vincoli; inoltre, non siamo certo lo studio che progetta in catena di montaggio. All'inizio di una commissione c'è sempre una fase di ricerca e raccolta di informazioni, studio del caso, benchmarking, e un confronto tra noi dove emergono input provenienti talvolta anche da ambiti completamente diversi. Se si tratta di un cliente nuovo, questa fase occupa più spazio, naturalmente. Una certa organizzazione di processo è però risultata fondamentale con il passare del tempo e con l'ingrandirsi dei progetti. Cerchiamo di analizzare bene le necessità, di definire i confini (regole) del progetto e di ottimizzare le risorse a disposizione con uno sguardo il più possibile olistico, tenendo in considerazione tutte le strategie possibili per poi scegliere la più opportuna. Una volta fatte delle scelte, cerchiamo per quanto possibile di portare avanti il progetto in coerenza con le stesse, il che aiuta a non sprecare risorse e di solito migliora anche il risultato. In questo processo è fondamentale il dialogo col cliente, che a volte è il compagno di squadra e a volte l'avversario...

Negli anni avete collaborato con enti culturali. È una scelta consapevole o è derivata da una volontà o necessità interna di avvicinarvi a questo settore? Se sì, per quale motivo?

È una conseguenza del percorso di alcuni di noi, che ha portato i primi clienti. All'inizio, lavoravamo quasi solo nell'ambito dell'arte e della cultura. Nel tempo abbiamo capito che questo ci conferiva una forma mentale peculiare e un approccio originale: abbiamo continuato ad occuparci di progetti culturali anche quando abbiamo allargato la nostra attività ad altri ambiti, che comunque traggono beneficio da un immaginario ibrido. Gli altri ambiti in cui lavoriamo sono per lo più confinanti, in termini di linguaggio, con l'arte e la cultura, di conseguenza ci sembra di rilevare che la contaminazione sia bidirezionale e proficua per ogni cliente.

FOPE, global campaign, 2024 (Image: Thomas Lohr)

Oltre ai progetti sviluppati per i committenti, Multiplo ha costantemente cercato di contribuire come progettisti attraverso la ricerca e la sperimentazione, anche durante il periodo del Covid. In che modo questa attività si inserisce nella vostra routine quotidiana di progettisti?

Con molta difficoltà! Ci sono momenti in cui i ritmi lavorativi sono più intensi e di conseguenza trovare lo spazio per affrontare progetti di ricerca "pura" non è sempre semplice. La nostra attività di ricerca, ammesso che questa definizione possa delimitare una specifica porzione della nostra attività, ha preso forme diverse negli anni, da collaborazioni con artisti o altri professionisti all'insegnamento, da progetti editoriali autocommissionati alla curatela di progetti per clienti. Ultimamente la parte di ricerca vera e propria si svolge cercando di acquisire commissioni che riservino uno spazio per pratiche diverse dal quotidiano, ottimizzando quindi le risorse. Ci piacerebbe riprendere anche a organizzare eventi pubblici, anche se al momento ci sono alcune complicazioni logistiche, vedremo quali opportunità riusciremo a creare in futuro.

Nel corso degli anni, la vostra realtà si è espansa, ma sempre mantenendo una dimensione 'familiare' di studio, quasi come una boutique. È un aspetto che avete considerato consapevolmente nel corso del tempo?

Dire che questo sia il risultato di un progetto cosciente al 100% sarebbe mentire, possiamo piuttosto dire che questo sia il risultato di un approccio di un certo tipo al lavoro. Il tempo che passiamo lavorando è la maggior parte del nostro tempo da svegli, quindi abbiamo sempre cercato di mantenere un rapporto costruttivo con questo tempo per aumentarne la qualità. Questa dimensione consente uno scambio tra tutti e un'organizzazione che giustamente avete definito "familiare", al tempo stesso non è una realtà individuale e quindi riusciamo a gestire anche progetti di scala maggiore. Inoltre, abbiamo sempre mantenuto un rapporto molto prossimo con i nostri clienti: difficilmente questo si verifica in strutture molto più grandi di noi... questo aspetto ha vantaggi e svantaggi, ma è stata una scelta che finora ha pagato. In futuro potrebbero esserci delle variazioni numeriche nel gruppo, ma non prevediamo un cambiamento radicale di scala sul medio termine.

70Materia, Colore sample box, 2023

Come vedi il mondo dell’istruzione nell’ambito del design in Italia?

Con poche eccezioni, la formazione dei giovani progettisti secondo noi trova alcuni limiti: in primis, trascura quasi completamente il racconto del rapporto col mercato e con il mondo del lavoro. Inoltre, molte scuole sono legate a schemi del passato e tendono ad avere un approccio dogmatico che mal si concilia con il tempo e la società presente. Tuttavia esistono anche istituti molto seri che possono fornire una ottima preparazione: sicuramente chi voglia e sappia strutturare un percorso virtuoso può benissimo farlo anche in Italia, senza illudersi di trovare in un istituto di formazione la risposta a tutte le necessità e a tutti i dubbi (cosa che non esiste in alcun luogo al mondo).

Come vedi il ruolo del giovane grafico in Italia?

La professione del grafico sta cambiando velocemente, evolvendo in molte sub-professioni, ed è rimasto poco spazio per il grafico "puro". Per un giovane progettista è oggi più utile capire contesti, linguaggi e contenuti rispetto alla capacità di usare un software specifico. La competenza tecnica deve esserci, ma crediamo la nostra professione sia sempre più vicina a quella di operatore culturale: è sempre stato così in un certo senso, ma mentre fino a pochi anni fa si poteva sopravvivere anche di sola tecnica, oggi è e sarà sempre più difficile.

Altonoto, website, 2024

Che consiglio daresti al giovane grafico che si approccia al mondo del lavoro oggi in Italia?

Sviluppa in fretta un pensiero indipendente, confrontati con realtà, culture e mercati diversi. Non avere paura di sbagliare né di cambiare idea, fallo velocemente e impara dagli errori.

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