Giga è uno studio di design che combina tecnologia, cultura visiva e storytelling. Giga collabora con brand e istituzioni nei settori dell'arte, della moda e del design per creare identità visive, esperienze digitali e campagne di comunicazione. Fondato nel 2017 da Gabriele Donini, Pablo Galbusera e Giacomo Scandolara, dopo esperienze presso aziende leader del settore, lo studio è guidato da un approccio sperimentale ma strategico. Il team di Giga segue progetti dall’ideazione al lancio, offrendo un’ampia gamma di servizi. Oltre al lavoro di consulenza, Giga lancia propri esperimenti di ricerca e prodotti commerciali nei campi del design, della cultura e del gaming. Tutti e tre i soci sono docenti presso varie scuole di design come Politecnico di Milano, Raffles e UNIRSM, e occasionalmente tengono workshop e lectures a conferenze di settore e in varie istituzioni culturali.

Giga nasce da una volontà di 3 amici, e soci, di fare del design assieme e di esplorare il mondo digitale. Oggi, con il senno di poi, è stata una scelta sicuramente azzeccata, ma ai tempi cosa vi ha spinto?

A dire il vero, non lo sappiamo neanche noi. L’idea iniziale era semplicemente di fare le cose insieme e divertirci, ma anche di farle bene, curate nei minimi dettagli. Il mondo digitale è sempre stato al centro delle nostre esplorazioni, oltre a essere un parco giochi incredibile, è un mondo dove la distanza tra l’idea e il risultato può essere molto piccola se si ha una visione.

Per noi ogni progetto fa parte di un processo di sperimentazione continua, e in effetti facciamo fatica a definirci; forse è proprio questa ambiguità la nostra vera forza. Credo (e spero) che questa attitudine emerga anche dalla varietà dei progetti che realizziamo, senza che a definirci sia uno stile definito. Guardando a oggi e al mercato, possiamo dire che questa intuizione si è rivelata vincente; ci ha permesso di costruire una realtà capace di rispondere alle esigenze sperimentando e senza sacrificare la creatività. 

Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri, 2023

Nell’ultimo periodo state approciando in modo significativo, con progetti anche esterni allo studio, il metaverso. Che correlazione vedi tra il mondo del graphic design classico e questa nuove dimensioni?

Per noi è davvero tutto un esperimento continuo. La tecnologia è più che altro uno strumento che ci permette di esplorare nuove possibilità, senza limitarci a formati prestabiliti. Preferiamo parlare di mondo virtuale o digitale piuttosto che di metaverso, perché in questo spazio molte delle leggi che regolano il mondo fisico vengono meno, e l'immaginazione può andare oltre i limiti della realtà. Da questo punto di vista, il progetto Superinternet è l’esempio perfetto: è nato con una visione iniziale, ma si evolve costantemente, trasformandosi ogni giorno in qualcosa di nuovo.

Una delle parti più affascinanti, però, è tornare all’aspetto concreto, come negli eventi fisici o nei contatti personali. È incredibile vedere come la componente reale trovi nuove dimensioni nel virtuale e come, allo stesso tempo, il digitale arricchisca le connessioni umane, facendoci incontrare persone e realtà che altrimenti sarebbero rimaste distanti.

Giga fa design ma uno dei core business è sicuramente legato alle interfacce web. Qual’è stato l'impatto che l’intelligenza artificiale ha avuto in questo ramo del graphic design?

Usiamo l’AI per tanti micro-task e, in alcuni casi, la integriamo direttamente nei nostri processi quotidiani. Ad esempio, chi scrive codice front-end sfrutta spesso servizi come Copilot di GitHub, che è essenzialmente un assistente capace di aiutare a gestire, correggere o integrare porzioni di codice. Per la progettazione delle interfacce, invece, l’AI è molto utile nella fase di prototipazione; ChatGPT ad esempio è in grado di scrivere un codice accettabile per chi non cerca la massima precisione, ma piuttosto la traduzione funzionante di un’idea, senza perdere troppo tempo su Figma. In un futuro prossimo, immaginiamo di mettere sempre più il naso nell'AI con l’obiettivo di svilupparci dei tools adatti alle nostre esigenze specifiche.

Pinacoteca Agnelli, 2021

Oramai Giga è uno studio con una sua autonomia e conosciuto in tutta Italia, ma anche Europa e altri continenti. Quali sono le prospettive future dello studio?

In futuro vogliamo espandere ulteriormente questa autonomia puntando non solo su progetti di comunicazione ma anche esplorando nuovi formati, prodotti e modelli di business.

L'obiettivo è quello di continuare a sperimentare, alimentando progetti in ambiti diversi, come i prodotti digitali e le installazioni che ci connettono al mondo fisico. Vorremmo che Giga non fosse solo uno studio che fa progetti, ma un nome riconosciuto per la sua capacità di portare idee originali che possano avere un impatto nel mondo digitale e oltre.

Si dice che con il codice non ci siano limiti di progettazione, in questo senso, quale sarebbe il progetto sogno di Giga?

Questa è la domanda più difficile di tutte, soprattutto per chi è abituato a fare tantissimi progetti contemporaneamente. Effettivamente i limiti del codice sono pochi, di solito sono fattori esterni come il tempo e la forza lavoro. Comunque, per farla breve, riuscire a riunire virtuale e fisico è uno dei nostri sogni. Per fortuna la tecnologia a disposizione sembra essere sempre più flessibile e in grado di aiutarci.

Fornasetti Profumi ASMR Rooms, 2022

Come vedi il mondo dell’istruzione nell’ambito del design in Italia?

Insegniamo e abbiamo insegnato in tante scuole di design italiane. Ovviamente siamo stati anche dall’altro lato della cattedra. Da studenti ci sembrava che i programmi non fossero aggiornati, che molti corsi fossero poco utili o interessanti. Parlando con gli studenti di oggi, non è cambiato molto, le loro sensazioni sono simili. Probabilmente la verità sta un po’ nel mezzo. È molto difficile fare un quadro completo e generale del settore, si rischia di generalizzare in un mondo in cui gli approcci giusti possono essere molto diversi tra loro. 

Noi ci sforziamo di portare un approccio che rifletta il nostro modo di fare le cose.

Da un lato uniamo un approccio orientato ai risultati con una significativa componente di sperimentazione.  In sostanza chiediamo spesso “dove vuoi andare?” e “come pensi di farlo?”. D’altra parte vogliamo rendere evidente la complessità del mondo in cui ci viviamo, quindi durante il processo creativo cerchiamo costantemente di creare dubbi. Forse è un po’ infernale.

Come vedi il ruolo del giovane grafico in Italia?

Il mondo degli studi e delle agenzie è sempre più saturo e richiede quindi persone con una visione molto chiara, competenze estremamente specializzate o, in alternativa, una grande flessibilità e versatilità. Ci sono tante altre possibilità però, il giovane grafico non deve per forza lavorare in studi o agenzie di grafica, al di fuori di quei mondi esistono tanti settori in cui questa formazione è molto utile.

Capsule, 2023

Che consiglio daresti al giovane grafico che si approccia al mondo del lavoro oggi in Italia?

Di tuffarsi e provare, non aver paura di fare errori, di cambiare se necessario. Cercare mentori e/o collaboratori che siano in grado di trasmettere la propria visione e il proprio approccio.

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