Bio
Nata e cresciuta in una piccola città delle Marche, ama le arti applicate e la tipografia. Lavora come type designer, lettering artist, incisore e pittrice di insegne. Nel 2021 ha conseguito frequentato con successo l’Extended Program presso la Type@Cooper (Cooper Union NY). Nel 2022 si è diplomata presso Plantin Instituut voor Typografie di Anversa, frequentando la Expert Type Design Class. Il suo lavoro è stato premiato da Communication Arts, Type Directors Club, Society of Publication Designers e AIAP. Insegna lettering all’ABAMC. Inoltre, gestisce Tiger Mochi, un piccolo brand di home decor di oggetti che strizzano l’occhio alla tipografia. Insieme a Marco Goran Romano ha co-fondato lo studio Sunday Büro. Attualmente lavora come type designer all’interno della fonderia di caratteri CAST.
Nonostante l'Italia abbia origini illustri nel campo della tipografia, la disciplina del type design sembra essere ancora indietro nel nostro paese. Secondo te, come si potrebbe migliorare questa situazione?
Mancano corsi strutturati ma soprattutto diffusi sul territorio: basti pensare alla quantità di scuole e indirizzi legati al graphic design senza che al loro interno ci sia un corso di lettering o di tipografia. Sicuramente l'accessibilità economica gioca anch'essa la sua parte.
I tuoi progetti spaziano da lavori digitali, alla stampa, ai tessuto, fino alla pietra. Come affronti l'approccio a questi diversi supporti e in che modo questa scelta caratterizza la tua pratica?
Per me ogni supporto è una sfida e richiede una soluzione diversa per essere affrontato. Credo che progettare significhi non solo pianificare, ma far si che i materiali e le diverse tecniche spingano a lasciarsi guidare verso una direzione, ad affrontare certe difficoltà senza imposizioni prefabbricate ma con uno spirito di ricerca e curiosità.
Ho deciso che non ci sarebbero stati confini sulla metodologia. Questo comporta sicuramente più sforzo da parte mia nel gestire, banalmente anche a livello di spazio, impostazioni lavorative diverse. Un esempio molto pratico riguarda la logistica, ho a disposizione una scrivania per il computer, un piccolo spazio per incidere e un tavolo per poter dipingere. Non saprei vedermi lontano da qui, ho bisogno di sapere che se apro un cassetto trovo una minuteria che mi serve per un timbro o una vaschetta per fare delle prove di marmorizzazione.
Inoltre sono una di quelle persone che ha bisogno di darsi dei task variegati, che spazino dall’impegno più mentale a quello più fisico distribuiti nell’arco di slot temporali ben definiti. Quando rimango seduta tutto il giorno al computer non ho la stessa soddisfazione di quando suddivido la giornata in tipologie di lavori differenti.
La figura del type designer è antica ma ha acquisito una rinnovata rilevanza, specialmente con l'opportunità di lavorare da remoto. Qual è secondo te la ragione di una maggiore considerazione per questa disciplina negli ultimi anni?
L'abbattimento del gatekeeping.
Partecipando a numerose lecture series e conferenze sia in Italia che nel resto del mondo, hai l'opportunità di confrontare varie realtà e culture. Secondo te, persistono ancora disparità di genere nel mondo del design in generale?
Si, è abbastanza palese. Nonostante ci siano degli sforzi all'interno del mondo del design, è necessario improntare un cambiamento più ampio e trasversale all'interno della società e questo purtroppo richiede tempo.
Lavori su alcuni progetti con tuo marito, Marco Romano. Come funziona la vostra collaborazione e in che modo vi influenzate reciprocamente?
Abbiamo imparato a riconoscere i punti di attrito e a gestirli. Sicuramente vivere e lavorare insieme sotto lo stesso tetto, ci sottopone a una pressione molto più intensa, sia dal punto di vista personale sia professionale. Dal mio punto di vista c’è un profondo rispetto anche quando abbiamo delle divergenze di opinione: questo mi spinge a migliorarmi, a provare un percorso che non avrei immaginato senza un confronto. Amiamo entrambi lavorare manualmente, credo sia la cosa che unisce e incasina al tempo stesso la nostra vita e la nostra casa-studio.
Come vedi il mondo dell’istruzione nell’ambito del design in Italia?
Mi sembra che ci siano realtà molto diverse sia pubbliche che private, dove si alterna molta cura contrapposta a un pressappochismo disarmante: noto che si creano delle forti disparità anche a causa del collocamento geografico di certe realtà.
Come vedi il ruolo del giovane grafico in Italia?
Non saprei, ci sarebbe da chiederlo a un "vero" giovane! Mi piacerebbe che si sviluppasse un interesse verso la collettività e sul ruolo della grafica di pubblica utilità, distaccandosi dagli egocentrismi.
Che consiglio daresti al giovane grafico che si approccia al mondo del lavoro oggi in Italia?
Spero che possa diventare una persona attrattiva, che proponga nella pratica progettuale rispetto e ascolto, anche se non gli vengono restituiti indietro; che possa muovere anche un solo passo avanti ogni giorno senza sentirsi sconfitto o senza valore.