Una rivista trovata in soffitta, un libro abbandonato sul ciglio della strada o venduto in un mercatino, una foto sulla SD, un cartello dipinto a mano sotto casa, un’immagine tra tante altre che scorre nel monitor del mio computer. Tutti questi elementi fanno parte del vocabolario visivo che ho imparato ad analizzare. Il mio lavoro inizia qui, raccogliendo queste immagini che, una volta fotografate e scannerizzate, finiscono in un archivio visivo nel mio computer oltre che nella mia biblioteca.
Offro una nuova interpretazione di queste immagini perse e ritrovate; diventano un poster, una struttura fisica in legno o dipinta su un muro, fingono di essere un quadro stampato su tessuto e teso sul telaio per continuare ad essere viste in modo completamente diverso. Lo faccio modificando l’inquadratura, associando diverse fonti e modificandone il metodo di stampa. Me ne approprio, cambio la loro natura e quindi il loro scopo. Mi piace l’idea di unire epoche e contesti diversi che fino a quel momento non si sarebbero mai incontrati.
Quello che mi affascina maggiormente è la superficie stampata che ritrovo principalmente nelle edizioni tra gli anni 60 e 80. La trama creata dalla stampa offset, i colori accesi e l’uso della fotografia adattato a quegli anni, sono elementi difficili da ritrovare attualmente. Diventano quindi per me un’importante fonte di ricerca e una base da cui partire per ricreare nuove texture e composizioni.